IMMORTALITA' UNIVERSALE         dal mito al teoricamente possibile

"Un personaggio misterioso attraversa la storia dell’umanità: spostandosi frequentemente e cambiando di nome, è stato avvistato in luoghi e periodi storici molto distanti tra loro. A volte si ferma per qualche decennio in una città, oppure ad una corte, per poi sparire nel nulla. 

Ha caratteristiche precise, che lo rendono riconoscibile, nelle cronache e descrizioni dei suoi contemporanei: non invecchia, non mangia, non è affetto da malattie di nessun tipo. Raffinato e discreto, eloquente e dotato di poteri quasi miracolosi, s’intuisce che è depositario di conoscenze arcaiche. Poliglotta, musicista, alchimista, mago ed indovino, spesso siede alla destra di monarchi, come consigliere e guida.

Egli è l’Immortale, colui che non deve, vuole, o può morire. Assume aspetti diversi, secondo le successive situazioni storiche, ed il tempo non può scalfirlo. Grande Iniziato e mago, divino eroe invincibile, oppure anima eternamente dannata, esiliata in un’esistenza terrena infinita senza redenzione, quest’archetipo è onnipresente, con caratteristiche che variano, nelle culture, sia occidentali, sia orientali. 

L’immortalità, un sogno antico come l’uomo stesso, è la gran chimera che si oppone all’inevitabilità della morte, e ci circonda ancora, ci avviluppa ed impregna. 

Esaminando miti e leggende, si può seguire un esile filo rosso, che si svolge attraverso secoli di storia, scienza, filosofia e letteratura, e ricostruire l’evoluzione di quest’archetipo, che rappresenta l’eterna ricerca della perfezione, del desiderio di sondare i misteri cosmici e raggiungere l’illuminazione.

Questo saggio si propone di presentare vari esempi d’immortalità, analizzarne le origini, illustrarne le manifestazioni, letterarie, religiose e filosofiche, fino alle più recenti ricerche. 

Il panorama si presenta piuttosto articolato: partendo da figure mitiche, esseri straordinari o soprannaturali, come Gilgamesh e Cartafilo, passando da personaggi storici equivoci come Il Conte di Saint Germani e Cagliostro, si giunge alle moderne teorie. L’argomento suscita, nella nostra epoca, ancora un vivo interesse. La decima edizione del salone del libro, tenutosi a Torino nel 1997, aveva come tema conduttore proprio l’immortalità.“Saremo immortali? Saremmo immortali?” era il titolo della manifestazione, che presentava in modo esaustivo i vari aspetti legati alla possibilità di prolungare la vita umana a tempo indeterminato. 

Il mito dell’immortalità nasce, principalmente, dal rifiuto assoluto degli esseri umani dell’idea che la morte significhi la fine d’ogni cosa, della prospettiva di un Nulla post-mortem, dell’abbandono definitivo di ciò che si considera l’identità individuale.

Sin dall’alba dell’avventura umana, sappiamo che nessun essere può vivere in eterno, che, alla fine, ogni animale o pianta deve morire. Nella famiglia dei pini ci sono alberi che possono raggiungere i cinquemila anni, ma anch’essi sono destinati a morire. Si sa che si dovrà invecchiare e poi, un giorno, morire, malgrado si possa fare di tutto per mettersi al riparo da ciò che ci potrebbe uccidere. Una realtà molto brutta da accettare, e molti nutrono la segreta speranza, che potrebbero anche essere la famosa eccezione. 

Forse è proprio per questo che si rimane tanto sconvolti, quando ci s’accorge che i capelli cominciano a diventare bianchi, o che non si ha più la vista di una volta, oppure che non si è più in grado di correre così a lungo e velocemente come un tempo, e via dicendo. 

Tutti questi segni, sono la sentenza definitiva che nessuno di noi è un’eccezione.                                          Una volta giunti a questa conclusione, la morte diventa qualcosa da ignorare o da accettare implicitamente, oppure legato a tematiche filosofiche o religiose...."